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Pif, equivoco mia generazione è democrazia scontata
Col mio film ho voluto raccontare la mafia ai danesi
"All'inizio dicevo dobbiamo raccontare la mafia ai danesi. Sulla mafia c'è un grande equivoco perché quella raccontata da Hollywood era cool e frivola io invece volevo raccontarla a uno che invece non ne sa assolutamente niente". Questo uno dei momenti della masterclass di Pif, intitolata "Pif incontra il pubblico e gli allievi del Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo", evento che fa parte dell'ottava edizione del Filming Italy Sardegna Festival. Dice ancora il regista de 'La mafia uccide solo d'estate' come vede questo momento di grandi tensioni? "Il grande equivoco della mia generazione è che pensavamo che la democrazia fosse scontata, che la guerra fosse qualcosa appartenente al passato; che il Muro di Berlino fosse l'ultimo. Io non avrei mai immaginato che un paese europeo invadesse un altro paese europeo. E non avrei mai pensato che negli Stati Uniti insorgesse quello che possiamo chiamare un regime. Ho visto un vecchietto di ottantasette anni che protestava, col deambulatore: l'hanno arrestato e gli hanno messo le fascette ai polsi: a uno che non camminava neanche!". Si parla sempre di cultura "alta" e "bassa". Una barriera da abbattere? "Beh, l'importante è essere onesti con se stessi: chi fa un prodotto 'alto' non deve lamentarsi se non ha il grande consenso popolare, chi fa un prodotto 'basso' non deve dire: ma perché non mi considerano un grande autore? A me piace quando i due mondi si mescolano, come nella commedia all'italiana, che raccontava cose serie, ma faceva ridere".
C.Meier--BTB